L'Italia non aspetta l'America. Pronto lo scudo anti-Iran
Francesco Ruggeri
Pubblicato il giorno: 05/06/09
I nuovi missili iraniani Sejil, con una gittata di oltre 2000 km, dallo scorso 20 maggio minacciano per la prima volta anche il tacco dello Stivale, proprio mentre Obama taglia i fondi per lo scudo stellare europeo. Ma l'Italia non deve preoccuparsi troppo, perché una volta tanto ha visto più lontano degli altri. Decidendo di puntare su uno scudo spaziale "fatto in casa", senza aspettare il solito provvidenziale intervento dello zio Sam. Il sistema mobile di difesa antimissile made in Italy, nome in codice Meads, è firmato dall'azienda di Stato Finmeccanica, e vedrà la luce tra 2011 e 2012 con anni di anticipo sull'arrancante mega progetto americano. Con l'ausilio di speciali radar e dei satelliti Sicral, anch'essi italiani, proteggerà dai vettori degli Ayatollah le nostre regioni orientali e le numerose basi Usa ivi ospitate. Scongiurando ricatti o ritorsioni contro uno tra i più stretti alleati di Israele e Stati Uniti: non del tutto improbabili in caso di blitz da parte ebraica. I test preliminari a Pratica di mare hanno superato le più rosee previsioni. Costo per l'avvio dell'impresa 600 milioni di euro (esclusi i satelliti), su un totale a lungo termine di 3,4 miliardi. Quasi nulla rispetto ai 50 miliardi iniziali dello scudo a stelle e strisce, col quale, grazie alle doti di interoperabilità del Meads, sarà sempre possibile integrarsi. No global permettendo, e salvo improvvisi ripensamenti delle priorità di spesa, che nessun analista serio ora avallerebbe.La minacciaLo shock era arrivato a poche ore dalla visita a Teheran del ministro Frattini. Con l'annuncio del lancio, dal poligono di Semnan, del missile balistico terra-terra a due stadi di medio raggio Sejil. In lingua farsi, la terracotta coranica buttata da un branco di volatili sui nemici. Portata 1243 miglia (oltre 2000 km). In grado di colpire con precisione un bersaglio al rientro dalla parabola in atmosfera. Il ministro della difesa Usa Gates ha confermato il buon esito e le caratteristiche del test, ampliandone anzi il range fino a 2500 km. Gli esperti dell'intelligence ne han tratto le conclusioni: per la prima volta un Paese islamico dispone di un vettore capace di colpire l'Europa meridionale. E in particolare la dorsale adriatica dell'Italia, come anticipato in questa rubrica nel 2007, da un report riservato dei servizi. Per di più si tratta di un ordigno a carburante solido, dunque occultabile, non legato a postazioni fisse individuabili in anticipo. L'Iran conta di produrne un migliaio nei prossimi 6 anni. Si aggiunga poi che l'1 marzo il capo di stato maggiore Usa, Mike Mullen, ha ammesso che l'Iran possiede già sufficiente materiale per una testata atomica. Ed ecco spiegata la reazione apparentemente scomposta di Frattini, che ha annullato il suo viaggio appena appreso che tra le destinazioni figurava Semnan. Ai tempi della guerra fredda l'Italia ospitava centinaia di vettori antimissile americani, i cosiddetti "Honest John" (Jupiter, Nike, Hercules), e anche casalinghi (Spada, Aspide). Un dispositivo moderno per l'epoca, ma ormai obsoleto. Gli Scud di Gheddafi su Lampedusa e la presenza sul territorio nazionale di basi nucleari americane (Ghedi e Aviano) hanno riacceso il dibattito. Già nel '95 si arrivò a una bozza d'intenti col Pentagono per partecipare alle guerre stellari post reaganiane. Tutto però rimase lettera morta. Fino alla più recente svolta "fai-da-te". Mbda ha stabilito una joint venture coi tedeschi di Eads/Lkk (Aerospatiale Matra) e la Lockheed Martin. La società è a capitale misto. Ma con gli ingegneri romani nel ruolo chiave, a realizzare il cuore tecnologico del Medium extended air defense system, o Meads.Tecnologia nostranaL'unità di fuoco del nascente scudo targato Finmeccanica si compone di lanciatori verticali mobili terra aria da 8 pezzi l'uno, montati su veicoli semoventi da 5 t, in grado di salire o scendere da un cargo C130 o da un A400 in circa un minuto. A guidare verso i bersagli in arrivo i razzi a propellente solido Pac 3 (Mce missile segment enhancement), versione migliorata del vecchio modello Patriot, sono dei radar a ultrasuoni anti guerra elettronica, e altri multifunzione a banda X Aesa da 10.000 moduli ciascuno. Il coordinamento è affidato ad appositi centri operativi tattici (Toc), che provvedono a connettere i computer e le comunicazioni sul campo. Anche attraverso i satelliti militari Sicral 1 (da 300 mln di euro) e Sicral 1B (240 mln), quest'ultimo costruito a L'Aquila dall'Alenia Spazio e in orbita dal 20 aprile. Il Sicral 2 partirà fra 3 anni. Il raggio della copertura si estende fino a 600 km. E protegge città e installazioni da missili balistici tattici, di medio raggio, da crociera, droni, ale rotanti o fisse. Ingaggiando più bersagli insieme, fin nella fase terminale del volo e sino a 35 km d'altezza. Come dimostrato dalle simulazioni svolte a Pratica di mare. L'interconnessione via satellite consente il dislocamento dei lanciatori su un'area vastissima e l'integrazione con aerei Awacs e futuri sistemi anti missile Nato (Thaad, Accs ecc). Il missile aggressore viene frantumato con la semplice forza cinetica d'impatto. Il centro nevralgico delle 9 batterie italiane sarà con ogni probabilità la Brigata artiglieria contraerea di Padova e i suoi reggimenti di Rovigo, Mantova, Bologna, Sabaudia. Oltre al centro radar di Pratica di Mare e al centro di controllo interforze Sicral di Vigna di Valle (Bracciano). Appena esauriti i test di volo, entro il 2011, i lanciatori diverranno operativi. Il modello base del Pac 3 ha al contrario già vissuto il battesimo del fuoco in Iraq, contro i razzi Ababil dell'arsenale sunnita. Dal 2014 ai Sicral si affiancherà una seconda generazione di satelliti radar Sar.Impero tricoloreLa Selex sistemi Marconi della Mbda realizza il radar multifunzione, e sempre a Roma si assembla il sensore di controllo di tiro, componenti del lanciatore, il sistema di comando, il computer di controllo e comunicazione. L'acquisizione nel 2008 da parte di Finmeccanica del leader mondiale per l'elettronica militare (Drs), di sicuro non nuoce. Sommando gli addetti tra Monaco, Orlando o Dallas, sono impegnate nel progetto 1800 persone in 6 fabbriche. Il direttore tecnico è Claudio Ponzi. La supervisione in ambito Nato è compito di un'agenzia dedicata, la Nameadsma, nel cui comitato siede il generale Ludovisi. Mbda (controllata al 25% da Finmeccanica) e i suoi partner esteri sperano di esportare il Meads per 20 miliardi. In realtà il sistema in certo senso si autofinanzia. In quanto i moduli dei radar si possono "riciclare" su navi, caccia e mezzi terrestri. Nel febbraio 2007 l'Italia prodiana aveva aderito anche al progetto di scudo spaziale di Bush. «Il piacere di annunciare un memorandum di accordo quadro», spettò al direttore dell'agenzia di difesa missilistica Usa, Obering. L'arrivo di Obama ha portato al taglio di quasi il 20% del budget dell'agenzia. Causando la soppressione del Kinetic interceptor della Grumman, dei laser della Boeing e del Kill vehicle Lockheed. E a uno stop all'aumento del numero di intercettori in Alaska da 24 a 44, così come al rinvio a un riesame quadriennale del programma di intercettori europei. D'altro canto persino Polonia e Repubblica Ceca devono ancora autorizzare il via libera definitivo, né gli esiti operativi stanno dando una mano: 6 fallimenti su 14 test.I problemiDue invece gli eventuali ostacoli sulla strada dello scudo italiano. Anzitutto il rischio di tagli al bilancio annuale della difesa, già il più basso dell'Occidente con lo 0,8% del pil. Quindi l'opposizione dei movimenti no war, che seguono la strategia della protesta preventiva. Il portavoce mondiale della marcia per la pace, Giorgio Schultze, ad esempio ha già effettuato uno sciopero della fame. E interrogazioni ante litteram, parlamentari e non, recano la firma di esponenti della sinistra antagonista, da Elettra Deiana a Tana De Zulueta alla verde Frassoni. In prima linea contro l'ipotesi di scudi spaziali si segnalano pure Dario Fo, Piero Pelù, e l'immancabile Nichi Vendola.
Benchè presidente della regione più esposta alla minaccia iraniana: la Puglia.
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