lunedì 29 giugno 2009, 07:00
Quando la scienza racconta le verità di 2mila anni di fede
Il Giornale
Roma- Quanto accaduto ieri sera con il sorprendente annuncio nella basilica di San Paolo fuori le Mura richiama immediatamente alla memoria un evento simile, accaduto il 26 giugno di 41 anni fa, quando Paolo VI, durante l’udienza generale, disse che erano state ritrovate le ossa di San Pietro. Era stato Pio XII, nel 1939, a ordinare che si scavasse sotto la basilica vaticana e a finanziare di tasca propria le ricerche. Nel 1950 l’annuncio del ritrovamento della tomba. Appariva dunque corrispondente al vero quanto affermato durante il pontificato di Papa Zefirino (199-217) dal prete romano Gaio, il quale, rivolgendosi a Proclo, seguace dell’eresia montanista, aveva scritto: «Se vorrai venire in Vaticano e sulla via Ostiense, potrai vedere i trofei (cioè le tombe, ndr) di coloro, che hanno fondato questa Chiesa», vale a dire di Pietro e Paolo. Le ricerche, continuate dall’archeologa Margherita Guarducci, portarono al ritrovamento di un’edicola funeraria appoggiata a un muro contemporaneo, risalente circa all’anno 150, prezioso per i numerosi graffiti sovrapposti, che la studiosa decifra. Tutti contengono invocazioni a Pietro al quale sono uniti talvolta i nomi di Cristo e di Maria.
Fondamentale è uno di questi graffiti, risalente al 160, nel quale si legge in greco la scritta «Petros enì», «Pietro è qui dentro». La professoressa Guarducci ritrova in una cassetta, nei locali delle Grotte vaticane, le ossa che erano state raccolte nel loculo identificato come la tomba di Pietro. Le ossa, dopo essere state analizzate, risultano appartenenti a un solo uomo, di corporatura robusta, morto in età avanzata. Erano incrostate di terra e mostravano di essere state avvolte in un panno di lana colorato di porpora e intessuto d’oro, una sepoltura particolarmente preziosa. Rappresentano frammenti di tutte le ossa del corpo a esclusione del sia pur minimo frammento di quelle dei piedi. Un particolare significativo, che richiama alla mente la circostanza della crocifissione a testa in giù e gli esiti che provocava, vale a dire il distacco dei piedi, a causa della prolungata esposizione del corpo che veniva lasciato esposto sul luogo del supplizio.
Così, il 26 giugno 1968, Papa Montini annuncia: «Nuove indagini pazientissime e accuratissime furono in seguito eseguite con risultato che noi, confortati dal giudizio di valenti e prudenti persone competenti, crediamo positivo: anche le reliquie di San Pietro sono state identificate in modo che possiamo ritenere convincente».
Il ritrovamento e l’identificazione delle ossa di Pietro e oggi di quelle di Paolo, confermano il dato della tradizione e attestano il fondamento apostolico della Chiesa di Roma. Il pescatore di Galilea al quale Gesù secondo il racconto evangelico affidò la sua Chiesa, e l’Apostolo delle Genti, viaggiatore e predicatore instancabile, nonché «cantore della Grazia», evangelizzatore dell’Asia Minore e della Grecia e autore delle famose epistole, ritenute i più antichi documenti scritti contenenti il messaggio salvifico cristiano, sono stati dunque martirizzati entrambi a Roma, allora capitale del mondo, sotto Nerone, nell’anno 67.
È interessante notare che negli ultimi cento anni, numerosissime scoperte archeologiche hanno confermato molte delle pagine scritte dai quattro evangelisti, che nel I secolo misero nero su bianco il racconto della vita e le testimonianze riguardati Gesù di Nazaret, la sua morte e la sua resurrezione. Non c’è stata una scoperta scientifica, un ritrovamento archeologico, che abbia smentito neanche un versetto del Vangelo. Dal ritrovamento della lapide a Cesarea Marittima contenente il nome di Ponzio Pilato, il prefetto di Giudea che fece crocifiggere Gesù come richiestogli dal sinedrio agli scavi portati avanti con tenacia e passione dai francescani in Terrasanta, che hanno portato alla luce le tracce della casa di Maria a Nazaret e della casa di Pietro a Cafarnao, entrambe oggetto di devozione antichissima, risalente ai primi secoli di storia cristiana. Il cristianesimo non è una filosofia, un insieme di riti o una summa di regole morali, ma un avvenimento accaduto nella storia.
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Quando la scienza racconta le verità di 2mila anni di fede
Il Giornale
Roma- Quanto accaduto ieri sera con il sorprendente annuncio nella basilica di San Paolo fuori le Mura richiama immediatamente alla memoria un evento simile, accaduto il 26 giugno di 41 anni fa, quando Paolo VI, durante l’udienza generale, disse che erano state ritrovate le ossa di San Pietro. Era stato Pio XII, nel 1939, a ordinare che si scavasse sotto la basilica vaticana e a finanziare di tasca propria le ricerche. Nel 1950 l’annuncio del ritrovamento della tomba. Appariva dunque corrispondente al vero quanto affermato durante il pontificato di Papa Zefirino (199-217) dal prete romano Gaio, il quale, rivolgendosi a Proclo, seguace dell’eresia montanista, aveva scritto: «Se vorrai venire in Vaticano e sulla via Ostiense, potrai vedere i trofei (cioè le tombe, ndr) di coloro, che hanno fondato questa Chiesa», vale a dire di Pietro e Paolo. Le ricerche, continuate dall’archeologa Margherita Guarducci, portarono al ritrovamento di un’edicola funeraria appoggiata a un muro contemporaneo, risalente circa all’anno 150, prezioso per i numerosi graffiti sovrapposti, che la studiosa decifra. Tutti contengono invocazioni a Pietro al quale sono uniti talvolta i nomi di Cristo e di Maria.
Fondamentale è uno di questi graffiti, risalente al 160, nel quale si legge in greco la scritta «Petros enì», «Pietro è qui dentro». La professoressa Guarducci ritrova in una cassetta, nei locali delle Grotte vaticane, le ossa che erano state raccolte nel loculo identificato come la tomba di Pietro. Le ossa, dopo essere state analizzate, risultano appartenenti a un solo uomo, di corporatura robusta, morto in età avanzata. Erano incrostate di terra e mostravano di essere state avvolte in un panno di lana colorato di porpora e intessuto d’oro, una sepoltura particolarmente preziosa. Rappresentano frammenti di tutte le ossa del corpo a esclusione del sia pur minimo frammento di quelle dei piedi. Un particolare significativo, che richiama alla mente la circostanza della crocifissione a testa in giù e gli esiti che provocava, vale a dire il distacco dei piedi, a causa della prolungata esposizione del corpo che veniva lasciato esposto sul luogo del supplizio.
Così, il 26 giugno 1968, Papa Montini annuncia: «Nuove indagini pazientissime e accuratissime furono in seguito eseguite con risultato che noi, confortati dal giudizio di valenti e prudenti persone competenti, crediamo positivo: anche le reliquie di San Pietro sono state identificate in modo che possiamo ritenere convincente».
Il ritrovamento e l’identificazione delle ossa di Pietro e oggi di quelle di Paolo, confermano il dato della tradizione e attestano il fondamento apostolico della Chiesa di Roma. Il pescatore di Galilea al quale Gesù secondo il racconto evangelico affidò la sua Chiesa, e l’Apostolo delle Genti, viaggiatore e predicatore instancabile, nonché «cantore della Grazia», evangelizzatore dell’Asia Minore e della Grecia e autore delle famose epistole, ritenute i più antichi documenti scritti contenenti il messaggio salvifico cristiano, sono stati dunque martirizzati entrambi a Roma, allora capitale del mondo, sotto Nerone, nell’anno 67.
È interessante notare che negli ultimi cento anni, numerosissime scoperte archeologiche hanno confermato molte delle pagine scritte dai quattro evangelisti, che nel I secolo misero nero su bianco il racconto della vita e le testimonianze riguardati Gesù di Nazaret, la sua morte e la sua resurrezione. Non c’è stata una scoperta scientifica, un ritrovamento archeologico, che abbia smentito neanche un versetto del Vangelo. Dal ritrovamento della lapide a Cesarea Marittima contenente il nome di Ponzio Pilato, il prefetto di Giudea che fece crocifiggere Gesù come richiestogli dal sinedrio agli scavi portati avanti con tenacia e passione dai francescani in Terrasanta, che hanno portato alla luce le tracce della casa di Maria a Nazaret e della casa di Pietro a Cafarnao, entrambe oggetto di devozione antichissima, risalente ai primi secoli di storia cristiana. Il cristianesimo non è una filosofia, un insieme di riti o una summa di regole morali, ma un avvenimento accaduto nella storia.
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