mercoledì 17 giugno 2009

Giustizia

Grazie ad Amanda il mondo sa che la giustizia da noi fa pena
Nicholas Farrell
Pubblicato il giorno: 14/06/09
Le accuse degli Usa al pm
Certo che mi tocco i marroni, ma se non sbaglio vedo una piccola luce in fondo al tunnel. Forse, la stampa estera si sta rendendo conto di una verità: un giudice italiano non è necessariamente un giudice normale, anzi.Per far capire questo ai giornalisti stranieri ci voleva il caso di Amanda Knox, la studentessa americana accusata col suo ex, Raffaele Sollecito, dell'omicidio di Meredith Kercher. Hanno chiesto i miei colleghi: ma le prove contro questa ragazza, dove sono? Hanno concluso: le prove sono poche, e non ci convincono. Poi si sono chiesti: allora, come mai, nonostante la mancanza di prove convincenti, Amanda è in galera da 18 mesi? Nel caso di Silvio Berlusconi, d'altronde, non si sono comportati così. Da 15 anni il Cavaliere è stato la vittima di un'incontinenza giudiziaria a livelli industriali, ma nel suo caso i giornalisti stranieri hanno creduto, da brave pecore, ai giudici. Hanno deciso: non c'è fumo senza carne e dunque Berlusconi è non solo "inadatto" (parola di The Economist) e "Triste Bavoso" (parola di The Observer) e "Clown" pericoloso (parola di The Times), ma da galera. Ora, grazie al processo Knox, sono stati costretti a fare una riflessione sul sistema giudiziario italiano. A esempio un articolo recente, apparso sul New York Times, scritto da Timothy Egan, premio Pulitzer 2001, è intitolato "Un'innocente all'estero". Egan, che ha vissuto in Italia, è convinto: qualsiasi giuria normale avrebbe già bocciato l'accusa contro la Knox perché «strapiena di buchi» e «deficienze». Per lui l'assassino è Rudy Guede, il vagabondo africano condannato in un processo separato a 30 anni. Scrive: «Subito dopo il delitto è scappato in Germania. Le sue impronte e il suo Dna sono stati trovati nella camera della Kercher e sul suo corpo... Lì doveva finire tutto». Contro Knox e Sollecito invece non ci sono prove. Spiega: «Ma se Knox e Sollecito avessero ucciso la Kercher, come mai non c'è traccia di loro sul corpo?». Ma dopo è stato trovato un coltello nell'appartamento di Sollecito col Dna della Knox sul manico e un Dna sulla lama che «forse» è quello della vittima. E poi il Dna di Sollecito sul reggiseno di Mez. Ma come?, dice Egan: «Hanno scoperto questo sei settimane dopo l'omicidio, è una prova sospetta, la scena del crimine è contaminata».Poi - ma guardate un po' - il giornalista americano ce l'ha col pm Giuliano Mignini! Perché? Perché ha minacciato l'autore americano Douglas Preston venuto in Italia per scrivere un libro sul caso del Mostro di Firenze, un caso riaperto da Mignini stesso. Preston è stato interrogato da Mignini a Firenze, all'improvviso per tre ore, come possibile colpevole! Le sue telefonate sono state intercettate e il pm voleva una confessione di spergiuro e ostacolo alla giustizia. Preston si è rifiutato. A quel punto Mignini gli dice: «Lascia l'Italia subito». Preston, spaventato, è tornato in America. Egan definisce Mignini «un potente pm sotto inchiesta per cattiva condotta professionale, che qualsiasi giuria avrebbe dovuto ricusare».Nel caso Knox, come in altri, si inquina qualsiasi processo qui in Italia perché tale processo si fa prima, durante e dopo tramite le tv e i giornali. In un paese anglosassone, invece, è tutto diverso. Per primo, non si può tenere in galera più di un paio di giorni una persona senza imputarla, e per imputarla le prove concrete ci vogliono. Secondo, non si può processare una persona in tv e sulla stampa prima del processo come succede sempre qui in Italia. Si può semplicemente raccontare il nome, l'età, l'indirizzo e il lavoro dell'imputato; e l'accusa nei suoi confronti. Per motivi ovvi. Se non si fa così c'è rischio d'inquinamento.Una parola su Berlusconi, detto da me Silvio il Magnifico, perché magnifico lo è. Il Cavaliere è stato martellato dai giudici da 15 anni, ma mai condannato. Prendiamo l'ultimo processo, quello di Mills. L'avvocato inglese è stato condannato a 4 anni e mezzo perché aveva, secondo il Tribunale, preso una tangente di 600mila dollari da Berlusconi. Ma anche qui, come nel caso Knox, non c'è una prova che collega Mills e quei 600 mila dollari a Berlusconi, salvo una nota scritta da Mills al suo commercialista poi negata.Bastava conoscere la provenienza di quel denaro per capire l'identità del mittente, no? Che ne so, una firma su un assegno, o il nome della banca che l'aveva spedito, o il nome del conto bancario rilevante, no? L'ha fatto il pm? No, per quanto mi risulta. Ma Mills è stato condannato lo stesso. Morale: potrebbe anche essere vero che Knox abbia ammazzato Mez e Berlusconi abbia corrotto Mills. Ma dove sono le prove convincenti? Non ci sono. E una magistratura degna di questo nome in loro assenza non si dovrebbe muovere. Punto.

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