Lunedí 25.05.2009 22:00
Caso Noemi/ Il ministro Rotondi ad Affaritaliani.it: volevano uccidere Berlusconi"
Caso Noemi/ Il ministro Rotondi ad Affaritaliani.it: volevano uccidere Berlusconi"
Formulo il legittimo sospetto che vi sia stato un gruppo di intelligenza che si è dato l'obiettivo di indirizzare al premier un'accusa infamante e di fare in modo che a formularla fosse la moglie. Certamente il fine era far cadere il governo. Il gruppo di intelligenza non ha sparato per ferire Berlusconi, ma per ucciderlo". E ancora: "Per carpire un movimento così innocente ma riservato e causare tutto questo sono autorizzato a sospettare che il premier sia seguito da mesi". Il ministro dell'Attuazione del Programma di Governo, Gianfranco Rotondi (Pdl), sceglie Affaritaliani.it per denunciare "la congiura" contro Silvio Berlusconi sul caso Noemi.
"Noto una circostanza che nessuno ha evidenziato. Come mai una giornalista di un quotidiano nazionale si trova a una festa privata alla quale partecipa il premier? Da una parte quel giornale dice che la sua partecipazione era segreta e d'altra parte aveva l'inviato dedicato. E' un primo punto di domanda. Secondo: la reazione della signora Berlusconi, verso cui tutti noi abbiamo il massimo rispetto, è avvenuta alle ore 22:08 del giorno in cui Repubblica ha pubblicato l'articolo. In quelle dodici ore evidentemente è avvenuto qualcosa d'altro, perché non c'è stata una reazione alla lettura dell'articolo ma una reazione, senz'altro di getto, ma non con riferimento all'articolo. E allora formulo il legittimo sospetto che vi sia stato un gruppo di intelligenza che si è dato l'obiettivo di indirizzare al premier un'accusa infamante e di fare in modo che a formularla fosse la moglie. Con il doppio obiettivo: renderla attendibile e dargli il massimo della pubblicità. Certamente il fine era far cadere il governo, non ho alcun dubbio in proposito. Il gruppo di intelligenza non ha sparato per ferire Berlusconi, ma per ucciderlo".
L'esponente del Popolo della Libertà sottolinea: "A differenza del Centrodestra, anche se il teatro è Napoli, non prendo questa vicenda a taralucci e vino. Non è una vicenda da sottovalutare. La accosto a tre casi: Montesi-Piccioni, Cossiga-Donat-Cattin e Leone-Cederna. In tutti e tre i casi si è saputo che i giornali e i giornalisti erano solo strumenti incolpevoli e inconsapevoli, quindi non sto attaccando Repubblica la sto difendendo. La regia di questa operazione è nell'ombra e non riguarda né Repubblica né la sinistra italiana. Di questo ne sono convintissimo".
La regia sta all'estero? "Non sono in grado di dirlo. La cosa importante di cui mi assumo la responsabilità è che non credo alla favoletta del giornalista che passa di lì, di una banale festa di 18 anni che viene presentata per quello che non è e di una scenata di gelosia. Forse ci possono cascare tutti i protagonisti della vicenda, ma io no. Chi come me ha posseduto l'archivio segreto della Democrazia Cristiana si permette di parlare con un pizzico di professionalità in più. Questa è una congiura, come molte ci sono state - alcune non conosciute - nella storia della Dc. Di fronte a un premier che viaggia verso il record storico di durata, di popolarità e di risultati di governo vi è stato un gruppo di intelligenza che ha voluto colpirlo al cuore e quel po' che resta della gloriosa tradizione democratica del Partito Comunista farebbe benissimo a fare una riflessione più seria su quanto è avvenuto. Certamente per carpire un movimento così innocente ma riservato e causare tutto questo, sono autorizzato a sospettare che il premier sia seguito da mesi. E che alla prima occasione in cui la verosimiglianza poteva far accadere l'incidente questo è avvenuto. La mia convinzione è che si tratti di una cosa molto seria". Servizi segreti deviati? "Non faccio congetture, dico che tecnicamente una cosa del genere si fa e riesce solo con strumenti che non sono né di Repubblica né dei pettegolezzi del Palazzo".
E a questo punto? "Ci vuole la consapevolezza della gravità di quello che è successo, poi le riflessioni appartengono alla responsabilità di ciascuno. Io do voce a quello che nel Palazzo molti pensano, poi ognuno ha paura a parlare perché non è una cosa da poco e se si ritiene che il presidente del Consiglio sia indifeso... ognuno ha il diritto di sentirsi indifeso".
"Noto una circostanza che nessuno ha evidenziato. Come mai una giornalista di un quotidiano nazionale si trova a una festa privata alla quale partecipa il premier? Da una parte quel giornale dice che la sua partecipazione era segreta e d'altra parte aveva l'inviato dedicato. E' un primo punto di domanda. Secondo: la reazione della signora Berlusconi, verso cui tutti noi abbiamo il massimo rispetto, è avvenuta alle ore 22:08 del giorno in cui Repubblica ha pubblicato l'articolo. In quelle dodici ore evidentemente è avvenuto qualcosa d'altro, perché non c'è stata una reazione alla lettura dell'articolo ma una reazione, senz'altro di getto, ma non con riferimento all'articolo. E allora formulo il legittimo sospetto che vi sia stato un gruppo di intelligenza che si è dato l'obiettivo di indirizzare al premier un'accusa infamante e di fare in modo che a formularla fosse la moglie. Con il doppio obiettivo: renderla attendibile e dargli il massimo della pubblicità. Certamente il fine era far cadere il governo, non ho alcun dubbio in proposito. Il gruppo di intelligenza non ha sparato per ferire Berlusconi, ma per ucciderlo".
L'esponente del Popolo della Libertà sottolinea: "A differenza del Centrodestra, anche se il teatro è Napoli, non prendo questa vicenda a taralucci e vino. Non è una vicenda da sottovalutare. La accosto a tre casi: Montesi-Piccioni, Cossiga-Donat-Cattin e Leone-Cederna. In tutti e tre i casi si è saputo che i giornali e i giornalisti erano solo strumenti incolpevoli e inconsapevoli, quindi non sto attaccando Repubblica la sto difendendo. La regia di questa operazione è nell'ombra e non riguarda né Repubblica né la sinistra italiana. Di questo ne sono convintissimo".
La regia sta all'estero? "Non sono in grado di dirlo. La cosa importante di cui mi assumo la responsabilità è che non credo alla favoletta del giornalista che passa di lì, di una banale festa di 18 anni che viene presentata per quello che non è e di una scenata di gelosia. Forse ci possono cascare tutti i protagonisti della vicenda, ma io no. Chi come me ha posseduto l'archivio segreto della Democrazia Cristiana si permette di parlare con un pizzico di professionalità in più. Questa è una congiura, come molte ci sono state - alcune non conosciute - nella storia della Dc. Di fronte a un premier che viaggia verso il record storico di durata, di popolarità e di risultati di governo vi è stato un gruppo di intelligenza che ha voluto colpirlo al cuore e quel po' che resta della gloriosa tradizione democratica del Partito Comunista farebbe benissimo a fare una riflessione più seria su quanto è avvenuto. Certamente per carpire un movimento così innocente ma riservato e causare tutto questo, sono autorizzato a sospettare che il premier sia seguito da mesi. E che alla prima occasione in cui la verosimiglianza poteva far accadere l'incidente questo è avvenuto. La mia convinzione è che si tratti di una cosa molto seria". Servizi segreti deviati? "Non faccio congetture, dico che tecnicamente una cosa del genere si fa e riesce solo con strumenti che non sono né di Repubblica né dei pettegolezzi del Palazzo".
E a questo punto? "Ci vuole la consapevolezza della gravità di quello che è successo, poi le riflessioni appartengono alla responsabilità di ciascuno. Io do voce a quello che nel Palazzo molti pensano, poi ognuno ha paura a parlare perché non è una cosa da poco e se si ritiene che il presidente del Consiglio sia indifeso... ognuno ha il diritto di sentirsi indifeso".
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