Obama avventurista pazzotico in Medio Oriente
Scritto da Carlo Panella
giovedì 21 maggio 2009
...
Un progetto avventurista, e per di più, vecchio di 50 anni: questo è il minimo che si possa dire delle linee strategiche dei piani di Obama per la soluzione della crisi israelo-palestinese che stamane hanno dilagato sui giornali israeliani. Il cuore della proposta è sconcertante: lo Stato palestinese dovrebbe essere privo di forze armate, mentre Gerusalemme, dovrebbe passare sotto la sovranità delle Nazioni Unite. Vi sono poi altre idee –non male quella di un risarcimento economico a carico della Ue e degli Usa per i milioni di profughi- ma questi due capisaldi hanno dell’incredibile perché dimostrano una totale mancanza di rapporto con la realtà. La proposta di disarmo dello Stato palestinese è infatti a dir poco pazzotica, perché cade nel momento in cui Israele continua a consegnare alle forze di sicurezza della Anp camionate e camionate di armi leggere e medie, che sono indispensabili ad Abu Mazen per mantenere un controllo della West Bank, in cui Hamas è assolutamente ben radicata. La proposta, dunque, non ha senso, perché il problema della sicurezza di Israele è tutto nell’opzione terroristica e stragista che fino al 2005 è stata condivisa dalla Anp di Arafat, che poi, con un ritardo trentennale è stata recisa finalmente da Abu Mazen, ma che è ancora tutta operante in Hamas che peraltro continua a suoi lanci di razzi su Sderot. Un quadro contorto, da cui emerge con chiarezza un incredibile, assurda, assenza negli scenari su cui ragiona Obama: il conflitto interpalestinese. Pure, ieri, questa si è di nuovo cristallizzata in due governi l’un contro l’altro armati –e non è una metafora- con Salem Fayyed a Ramallah e Ismail Hanyeh a Gaza, mentre lo stesso Abu Mazen –ma la notizia è stata ignorata dai media- ha accusato Hamas di avere usato decine di ambulanze per trasportare armi a Gaza. Ma Obama tace sul conflitto sanguinario che dal 2005 ha fatto centinaia di vittime, palestinesi massacrati da palestinesi. Obama tace, sul fallimento di 2 anni di trattative per una pacificazione tra Anp e Hamas, e i suoi progetti “nuovi” hanno la ruggine di decenni e decenni fa. Proporre oggi agli ebrei, così come ai musulmani, di rinunciare alla sovranità su Gerusalemme vuol dire tornare alla astrattezza del progetto di spartizione dell’Onu del 1947 (che questo prevedeva) e ignorare che questa opzione è semplicemente impossibile e inaccettabile per gli uni, come per gli altri. Infine, ma non per ultimo, Obama tace su un punto fondamentale a cui si lega la questione dei profughi, che non è solo “tecnica” o territoriale. Pure, Netanyhau glielo ha ricordato: sino ad oggi, la trattativa tentata da Ehud Olmert con Abu Mazen si è arenata su un punto, il rifiuto del presidente palestinese di riconoscere il carattere di “Stato ebraico” di Israele. Questa, si badi bene, è la dicitura della risoluzione 187 dell’Onu del 1947 –che fondava uno “Stato ebraico” e uno “Stato “arabo”- ed è rifiutata non solo da Abu Mazen, ma da tutti i paesi arabi –inclusi Egitto, Giordania e Marocco che pure hanno riconosciuto Israele- per un insormontabile vincolo religioso, perché una visione fondamentalista delle vicende umane proibisce loro di considerare che su terre sacre all’Islam possa esistere ed essere riconosciuto uno “Stato degli ebrei”. Insomma, una serie di omissioni, di silenzi, di capriole che concorrono a forare una proposta sgangherata, pessimo inizio per una Amministrazione che pare intenta –si vedano gli sberleffi crescenti ricevuti da Teheran- a confermare i peggiori presagi sul proprio avventurismo pressappochista di molti analisti.
Scritto da Carlo Panella
giovedì 21 maggio 2009
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Un progetto avventurista, e per di più, vecchio di 50 anni: questo è il minimo che si possa dire delle linee strategiche dei piani di Obama per la soluzione della crisi israelo-palestinese che stamane hanno dilagato sui giornali israeliani. Il cuore della proposta è sconcertante: lo Stato palestinese dovrebbe essere privo di forze armate, mentre Gerusalemme, dovrebbe passare sotto la sovranità delle Nazioni Unite. Vi sono poi altre idee –non male quella di un risarcimento economico a carico della Ue e degli Usa per i milioni di profughi- ma questi due capisaldi hanno dell’incredibile perché dimostrano una totale mancanza di rapporto con la realtà. La proposta di disarmo dello Stato palestinese è infatti a dir poco pazzotica, perché cade nel momento in cui Israele continua a consegnare alle forze di sicurezza della Anp camionate e camionate di armi leggere e medie, che sono indispensabili ad Abu Mazen per mantenere un controllo della West Bank, in cui Hamas è assolutamente ben radicata. La proposta, dunque, non ha senso, perché il problema della sicurezza di Israele è tutto nell’opzione terroristica e stragista che fino al 2005 è stata condivisa dalla Anp di Arafat, che poi, con un ritardo trentennale è stata recisa finalmente da Abu Mazen, ma che è ancora tutta operante in Hamas che peraltro continua a suoi lanci di razzi su Sderot. Un quadro contorto, da cui emerge con chiarezza un incredibile, assurda, assenza negli scenari su cui ragiona Obama: il conflitto interpalestinese. Pure, ieri, questa si è di nuovo cristallizzata in due governi l’un contro l’altro armati –e non è una metafora- con Salem Fayyed a Ramallah e Ismail Hanyeh a Gaza, mentre lo stesso Abu Mazen –ma la notizia è stata ignorata dai media- ha accusato Hamas di avere usato decine di ambulanze per trasportare armi a Gaza. Ma Obama tace sul conflitto sanguinario che dal 2005 ha fatto centinaia di vittime, palestinesi massacrati da palestinesi. Obama tace, sul fallimento di 2 anni di trattative per una pacificazione tra Anp e Hamas, e i suoi progetti “nuovi” hanno la ruggine di decenni e decenni fa. Proporre oggi agli ebrei, così come ai musulmani, di rinunciare alla sovranità su Gerusalemme vuol dire tornare alla astrattezza del progetto di spartizione dell’Onu del 1947 (che questo prevedeva) e ignorare che questa opzione è semplicemente impossibile e inaccettabile per gli uni, come per gli altri. Infine, ma non per ultimo, Obama tace su un punto fondamentale a cui si lega la questione dei profughi, che non è solo “tecnica” o territoriale. Pure, Netanyhau glielo ha ricordato: sino ad oggi, la trattativa tentata da Ehud Olmert con Abu Mazen si è arenata su un punto, il rifiuto del presidente palestinese di riconoscere il carattere di “Stato ebraico” di Israele. Questa, si badi bene, è la dicitura della risoluzione 187 dell’Onu del 1947 –che fondava uno “Stato ebraico” e uno “Stato “arabo”- ed è rifiutata non solo da Abu Mazen, ma da tutti i paesi arabi –inclusi Egitto, Giordania e Marocco che pure hanno riconosciuto Israele- per un insormontabile vincolo religioso, perché una visione fondamentalista delle vicende umane proibisce loro di considerare che su terre sacre all’Islam possa esistere ed essere riconosciuto uno “Stato degli ebrei”. Insomma, una serie di omissioni, di silenzi, di capriole che concorrono a forare una proposta sgangherata, pessimo inizio per una Amministrazione che pare intenta –si vedano gli sberleffi crescenti ricevuti da Teheran- a confermare i peggiori presagi sul proprio avventurismo pressappochista di molti analisti.
(L'Occidentale del 21 maggio)
Da:http://www.carlopanella.it
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