mercoledì 28 novembre 2007
L’11 settembre è ancora dentro di noi
L’11 settembre è ancora dentro di noi
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L’11 di settembre non è una data da mettere nel cassetto della memoria, da commemorare come un momento della storia passata. E’ storia presente, è un’immagine indelebile di sterminio che su internet viene presentata dai siti islamisti come un modello di comportamento, è una minaccia ripetuta ogni giorno, e non solo da Bin Laden. Siamo molto lontani da poter commemorare l’11 di settembre; le cause del disastro non solo non sono state sradicate, ma sono state combattute in questi sei anni solo da una parte del mondo con convinzione, ovvero dagli Usa e da Israele; da altri, con volenterosa riluttanza, l’Inghilterra e la Polonia; da altri ancora con riluttanza e sfiducia, come dalla Francia, l’Italia, la Spagna e gli altri paesi europei che hanno partecipato sempre con un piede dentro e uno fuori alla coalizione. Poi, c’è un mondo vasto che ha più o meno accettato la continua esistenza del terrorismo islamico deciso a conquistare il mondo. Infine, una parte del globo è apertamente o segretamente connivente.
I risultati sono che gli Usa e Israele sono riusciti, almeno per ora, a tenere il terrorismo (tutto, per quel che riguarda gli Usa, e gran parte per quello che attiene a Israele) fuori dai loro confini, portando l’attacco sul suo terreno, inseguendolo a casa sua, distruggendone almeno in parte le strutture e le leadership. Esso si è così di fatto sbizzarrito dove si riteneva che la minaccia fosse minore, a Madrid, a Londra, in Turchia, nelle Filippine, in Africa...
Di fatto, la mancanza di unità nella comprensione della magnitudine della guerra di reconquista islamica, ci mette oggi nella situazione di dover mettere nella nostra prospettiva, e non nel passato, un altro 11 di settembre molto più aggressivo, prolungato, con lo sbocco fatale della bomba atomica iraniana. Bin Laden e i suoi messaggi sono importanti soltanto se finalmente ne riusciremo a leggere il messaggio originale, quello del 1998 che dichiarava una guerra finale a ebrei e crociati; in questo ambito dobbiamo guardare oggi Al Qaeda, e non più soltanto come sporadico assassino seriale. Al Qaeda marcia, seguita da un immenso codazzo di sostenitori e ammiratori sempre più esaltati e molto prolifici, verso la conquista del mondo occidentale e la sua schiera è ormai intrecciata, in un’impensabile alleanza strategica fra sunniti e sciiti, con quella dei pasdaran della rivoluzione khomeinista iraniana. Essa, da sempre è stata aggressiva nei confronti dell’Occidente, ma la sua visione strategica odierna ha conglomerato con patti di alleanza e decine di incontri a Teheran e a Damasco gli interessi di alleati spuri, la Siria, gli Hezbollah, Hamas che è puramente sunnita, la Jihad Islamica palestinese... la sua geografia si è ampliata tanto da includere nella fase iniziale un disegno di totale dominio del Medio Oriente, forte dei movimenti estremisti che minano alle fondamenta i paesi arabi moderati, e da utilizzare le loro contraddizioni e incertezze interne, come in Arabia Saudita. Se si pensa che i sauditi sono la testa del movimento arabo moderato in cui il nostro mondo spera, e che solo qualche mese fa hanno sponsorizzato un governo di unità nazionale fra Abu Mazen e Hamas e poi hanno invitato Ahmadinejad in visita a Ryiad, questo rivela la confusione dei totalitarismi mediorentali che si dibattono fra paura e interesse: su questa, può contare la parte terrorista, più decisa e sicura del consenso della gente in Egitto, Giordania, Territori palestinesi...
Con il suo intervento economico e strategico, fornendo armi “state of the art” alla Siria e agli Hezbollah con l’aiuto russo e ora, pare, con l’intervento nordcoreano, e probabilmente anche nascondendo in Iran, sostengono varie notizie d’intelligence, Bin Laden e i suoi... l’Iran ha creato una situazione nuova, in cui procede rapidamente alla costruzione della bomba, l’11 di settembre ultimativo: per noi, essa prospetta all’orizzonte non solo la guerra al terrorismo, ma all’esercito terrorista; alla diffusione mondiale dell’Islam; all’attacco alle popolazioni civili dell’Occidente come rischio che riguarda non le migliaia ma i milioni; all’uso massiccio delle disgraziate popolazioni dei terroristi come loro scudo; alla diffusione delle armi di distruzione di massa.
Probabilmente l’operazione che giovedì della scorsa settimana l’esercito israeliano ha compiuto segretamente in territorio siriano con cinque F15 che hanno lasciato, secondo quello che ci è oggi possibile sapere, “un grande buco nel deserto”, è la prima mossa di una guerra al nuovo schieramento nel suo insieme: se le notizie che trapelano sono vere, Israele si sarebbe decisa con un’operazione molto rischiosa a colpire una non meglio identificata “facility” nucleare costruita dalla Nord Corea con soldi iraniani sul terreno siriano. E’ anche riuscita a dimostrare che si può mettere in crisi il sistema russo antimissile Pantsyr, evitandone la minacciata reazione, che si può compiere un alto giro nei cieli probabilmente anche della Turchia ed oltre, evitando di essere identificato e colpito, e che si può agire concretamente contro le armi di distruzioni di massa che il nuovo sistema terroristico sta distribuendo ai suoi alleati per minacciare il mondo occidentale in generale. Questa è la migliore commemorazione dell’11 settembre: quella che mette a terra una struttura destinata a portare morte e distruzione, che riconosce la forza del nuovo terrorismo e delle sue joint venture e lo colpisce senza paura.
http://www.loccidentale.it/node/6438
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