mercoledì 22 aprile 2009

Fosse per l'ONU lo Stato di Israele sarebbe già morto

di Fausto Carioti
Pubblicato il giorno: 22/04/09
LA CONFERENZA
La conferenza delle Nazioni Unite sul razzismo si è conclusa con la solita condanna di Israele. Niente da prendere sul serio, visto il tribunale che ha emesso la sentenza. Nel dicembre del 2005, nel quartiere generale dell'Onu, durante l'annuale "Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese" era apparsa una mappa del Medio Oriente. Lo stato di Israele non vi appariva da nessuna parte. Cancellato. Quella cartina aveva il grande pregio della sincerità: fosse per l'Onu, Israele sarebbe già scomparso da un pezzo.Strozzato nella culla, per la precisione. Lo stato d'Israele nacque il 14 maggio del 1948, mentre ancora si stavano ritirando le truppe inglesi. Gli israeliani avevano dato il via libera alla costruzione di una nuova nazione araba già nel 1947, accettando la risoluzione Onu numero 181, che proponeva di instaurare, accanto allo stato israeliano, uno stato palestinese e un'amministrazione internazionale per la città di Gerusalemme. Furono gli stati arabi a respingere l'intesa. Mentre l'Onu stava a guardare, milizie provenienti da Transgiordania, Egitto, Siria, Libano e Iraq, aiutate da unità dell'Arabia Saudita e dello Yemen, aggredirono la «entità sionista». La risoluzione con cui - otto giorni dopo - le Nazioni Unite chiesero di cessare il fuoco non ebbe alcun effetto, e lo stesso avvenne per i tre appelli successivi. Il 28 maggio la città vecchia di Gerusalemme cadde nelle mani della Legione araba transgiordana. L'Onu si era rifiutata di assumerne la difesa prima che terminasse il mandato inglese, lasciando la strada aperta agli aggressori. Così, nonostante nel loro atto costitutivo sia scritto che scopo delle Nazioni Unite è «prendere efficaci misure collettive per prevenire e rimuovere le minacce alla pace», l'impegno fu tradito alla prima occasione. Il nuovo stato riuscì a sopravvivere solo grazie ai propri soldati. Nel 1949, siglato l'armistizio con gli arabi, il primo ministro David Ben Gurion commentò: «Se non fosse stato per la nostra opposizione contro gli aggressori che agivano sfidando le Nazioni Unite, la Gerusalemme ebraica sarebbe stata spazzata via dalla faccia della terra».I profughi palestinesiChiusi ambedue gli occhi dinanzi alle ripetute violazioni dei diritti umani compiute ai danni degli ebrei nella parte di Gerusalemme controllata dai giordani, l'Onu fu prodiga di attenzioni per i palestinesi. I quali poterono ottenere lo status di rifugiati anche se non erano stati residenti "abituali" in Palestina, come previsto dal diritto internazionale, ma vi avevano vissuto solo per un paio d'anni. Inoltre continuarono ad essere considerati rifugiati anche dopo aver ottenuto una nuova nazionalità. Furono quindi affidati all'Unrwa (United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees), agenzia distinta dall'alto commissariato Onu per i rifugiati e dotata di un budget proprio. Infine, lo status di rifugiato divenne ereditario.Come scrive Carlo Panella, se si fosse applicata la definizione che vale per i profughi del resto del mondo, quelli palestinesi del 1948 e del 1967 oggi sarebbero circa centocinquantamila. «Invece, a causa del triste privilegio che riguarda l'ereditarietà di status, i profughi palestinesi, tra ufficiali e ufficiosi, sono diventati nel 2006 tre milioni e mezzo, forse più». Una pistola carica puntata su Israele: nel 1961 il presidente egiziano Gamal Abd el-Nasser spiegava che «se i rifugiati tornano in Israele, Israele cesserà di esistere».Ricade sull'Onu anche la responsabilità della guerra dei Sei Giorni. Il conflitto fu reso possibile dalla decisione dell'allora segretario generale, il birmano Sithu U Thant, di obbedire a Nasser, che gli aveva intimato di rimuovere le forze delle Nazioni Unite dalla penisola del Sinai, al confine meridionale di Israele. In questo modo, il 22 maggio del 1967, l'Egitto poté bloccare lo stretto di Tiran e il porto di Eilat, impedendo l'accesso al mare a Israele e dichiarando guerra al nemico.Sionismo e razzismoInsomma, è vero che Israele vede nemici dappertutto. Ma è vero pure che ha nemici giurati ovunque, anche dove non ne dovrebbe avere. Iniziando proprio dalle Nazioni Unite. Nel novembre del 1975, ad esempio, l'assemblea generale dell'Onu adottò la risoluzione 3379, con la quale stabilì che «il sionismo è una forma di razzismo». Segretario generale dell'organizzazione era l'austriaco Kurt Waldheim, il quale - si scoprirà nel 1986 - durante la seconda guerra mondiale era stato membro della Wehrmacht, le forze armate della Germania nazista. La risoluzione fu cancellata nel 1991, ma il canovaccio non è cambiato. Dore Gold, ambasciatore di Israele presso le Nazioni Unite dal 1997 al 1999, ha fatto i conti: «L'assemblea generale adotta una ventina di risoluzioni anti-israeliane ogni anno».All'interno dell'assemblea dell'Onu operano poi il Comitato per l'esercizio dei diritti inalienabili dei palestinesi, la Divisione per i diritti dei palestinesi e il Comitato speciale per investigare sulle pratiche di Israele riguardo ai diritti dei palestinesi e degli altri arabi dei territori occupati. Insieme, lamenta il governo israeliano, «spendono più di cinque milioni di dollari l'anno per promuovere quella che può essere considerata a tutti gli effetti propaganda anti-israeliana». La mappa priva dello stato di Israele esposta durante la "Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese" era roba loro.Ma è tutta l'Onu a funzionare in questo modo. La Commissione per i Diritti Umani, che come scrisse il New York Times era composta da «alcuni dei regimi più impegnati a violare questi diritti» (tanto che ha dichiarato fallimento nel 2006), ha dedicato a Israele quasi il trenta per cento delle sue risoluzioni di condanna. E nel Palazzo di Vetro è normale vedere la Commissione per lo Status delle Donne - tra i cui membri figurano stati islamici nei quali la lapidazione delle adultere, le mutilazioni genitali femminili e il divieto alle donne di guidare un'automobile sono prassi corrente - approvare risoluzioni contro Israele per il trattamento riservato alle donne palestinesi.Per decenni, Israele è stato l'unico paese impossibilitato a entrare in quegli organismi dell'Onu, come il consiglio di Sicurezza, per i quali era richiesta l'appartenenza a un gruppo regionale. Questo perché i paesi arabo-musulmani si sono sempre opposti all'inserimento di Israele nel loro gruppo, quello degli stati asiatici, al quale la geografia lo avrebbe assegnato. Così nel 2000 Israele è stato costretto ad entrare, con lo status di affiliato, nel Weog (Western European and Others Group), il gruppo dei paesi europei e delle altre democrazie di stampo occidentale. Ma i problemi restano, perché Israele può partecipare solo ai lavori del Weog che si svolgono a New York, non a quelli di stanza a Ginevra. Il risultato è che Israele continua a non poter far parte di numerosi organismi delle Nazioni Unite, come l'Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale.Gli aiuti ai terroristiPersino i terroristi ricevono dalle Nazioni Unite un trattamento migliore. Gold ha elencato per nome 46 miliziani di Hamas, della Jihad islamica e delle brigate dei martiri di Al-Aqsa legati da stretto rapporto, di studio o di lavoro, con l'Unrwa. Insegnanti di questa stessa agenzia sono stati scoperti a propagandare il suicidio tra i giovani della striscia di Gaza. E non si contano i casi in cui ambulanze e altri veicoli dell'Onu sono stati usati dai mujaheddin per assaltare posti di blocco israeliani o trasportare armi. Ingenuo, del resto, pensare che possa opporsi ai terroristi un'organizzazione che non riesce a dare una definizione ufficiale della parola «terrorismo».Gli stati arabo-musulmani, infatti, hanno una posizione di leadership nel G77, il gruppo di 130 Paesi «in via di sviluppo» che include le peggiori dittature del pianeta: Iran, Siria, Pakistan, Corea del Nord, Cuba… Queste nazioni rappresentano la larghissima maggioranza dei membri dell'Onu e, votando in blocco, tengono in pugno l'assemblea. Così i regimi islamici riescono facilmente a far approvare tutte le risoluzioni contro il governo di Gerusalemme e a far respingere quelle che condannano gli aggressori di Israele. Il risultato è proprio quello che tanto faceva indignare Oriana Fallaci: «L'Onu? Che Onu?!? L'Onu è la summa di tutte le ipocrisie, il concentrato di tutte le falsità».

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