Se c'è ancora qualcuno là fuori che continua a dubitare che l'America sia il Paese dove tutto è possibile; che si domanda ancora se il sogno dei nostri fondatori sia vivo nel nostro tempo; che si interroga ancora sul potere della nostra democrazia, stasera ha la sua risposta.È la risposta data dalle file che si sono snodate attorno a scuole e chiese in un numero mai visto nella nostra nazione; dalla gente che ha aspettato per tre o quattro ore, molte delle quali andavano al seggio per la prima volta nella loro vita, perché credevano che stavolta sarebbe stato diverso, che la loro voce avrebbe fatto la differenza.È la risposta pronunciata da giovani e anziani, ricchi e poveri, democratici e repubblicani, neri, bianchi, latini, asiatici, indiani d'America, gay, eterosessuali, disabili e non disabili: americani, che hanno mandato al mondo il messaggio che non siamo mai stati una collezione di Stati rossi e Stati blu. Siamo, e saremo sempre, gli Stati Uniti d'America. È la risposta che ha portato coloro che per tanto tempo sono stati definiti cinici, timorosi, pieni di dubbi su ciò che potevano fare, a mettere mano all'arco della storia e piegarlo ancora una volta verso la speranza di un giorno migliore. C'è voluto tanto tempo, ma stasera, grazie a ciò che abbiamo fatto il cambiamento è arrivato in America.Ho appena ricevuto una telefonata molto cordiale dal senatore McCain.Ha combattuto a lungo e duramente in questa campagna, e ha combattuto ancora più a lungo e ancor più duramente per il Paese che ama. Ha sopportato per l'America sacrifici che tanti di noi non possono neanche immaginare, e gli siamo grati. Mi congratulo con lui e con la governatrice Palin per tutto ciò che hanno raggiunto, e mi auguro di lavorare con loro per rinnovare la promessa della nazione nei prossimi mesi.Voglio ringraziare il mio alleato in questo viaggio: un uomo che ha affrontato la campagna elettorale col cuore e ha parlato in nome e per conto degli uomini e delle donne con i quali è cresciuto nelle strade di Stranton e con i quali ha viaggiato su quel treno verso la casa del Delaware, il vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden.Non sarei qui, stasera, senza l'instancabile sostegno del mio più grande amico degli ultimi sedici anni, la roccia della nostra famiglia e l'amore della mia vita, la prossima First Lady, Michelle Obama.Sasha e Malia, via amo tanto, e vi siete guadagnate il nuovo cucciolo che entrerà con noi alla Casa bianca. E dal momento che non è più con noi, so che mia nonna ci sta guardando, assieme con la famiglia che mi ha reso ciò che sono. Mi mancano, e so che il mio debito nei loro confronti è smisurato. Al manager della mia campagna David Plouffe, al capo della strategia David Axelrdo, e al miglior team mai allestito nella storia della politica: ce l'avete fatta, e sarò per sempre grato per quello che avete sacrificato per riuscire nell'impresa. Ma soprattutto, non dimenticherò mai coloro ai quali questa vittoria appartiene veramente: a voi. La campagna della genteNon sono mai stato il candidato più indicato per questo compito. Non siamo partiti con tanti soldi o tanti sostegni. La nostra campagna non è stata decisa nei corridoi di Washington, ma nei cortili di Des Moines e nelle sale di Concord e nelle verande di Charleston. È stata costruita da uomini e donne che lavorano, che hanno scavato nei loro piccoli risparmi per dare cinque, dieci, venti dollari per questa causa. Ha preso forza dai giovani che hanno rifiutato il mito ell'apatia della loro generazione; che hanno lasciato la casa e la famiglia per lavori che offrivano una paga bassa e poco riposo; dai meno giovani che hanno sfidato il freddo pungente e il caldo soffocante per andare a bussare alla porta di perfetti sconosciuti; dai milioni di americani che hanno fatto attività di volontariato, dimostrando che dopo due secoli un governo del popolo, fatto dal popolo e per il popolo non è scomparso dalla terra. Questa è la vostra vittoria. So che non avete fatto tutto questo solo per vincere delle elezioni e so che non l'avete fatto per me. L'avete fatto perché capite l'enormità del compito che abbiamo davanti. Perché anche se stasera facciamo festa, sappiamo che le sfide che il domani ci porta sono le più grandi della nostra vita: due guerre, un pianeta in pericolo, la peggior crisi finanziaria del secolo. Anche se stiamo qui stasera, sappiamo che ci sono Americani coraggiosi che si stanno svegliando nei deserti dell'Iraq e nelle montagne dell'Afghanistan, dove rischiano la vita per noi. Ci sono madri e padri che veglieranno sul sonno dei loro figli e si chiederanno come pagare il mutuo, o il conto del medico, o se riusciranno a mettere da parte i soldi per il college. C'è energia nuova da sfruttare, ci sono nuovi lavori da creare. Nuove scuole da costruire, minacce da fronteggiare, alleanze da ricostituire. La strada sarà lunga. La scalata sarà scoscesa. Potremmo non arrivare in fondo in un anno, e nemmeno in una legislatura, ma l'America ci arriverà. Ve lo prometto: noi come popolo ci arriveremo. Ci saranno arretramenti e false partenze. Molti non saranno d'accordo con alcune decisioni o politiche che adotterò da Presidente, e sappiamo che il governo non può risolvere ogni problema.Ma sarò sempre onesto con voi sulle sfide che ci troveremo di fronte. Vi ascolterò, soprattutto quando non saremo d'accordo. E soprattutto, vi chiederò di unirci nel lavoro di ricostruire la nazione nell'unico modo in cui è stata costruita per 221 anni: quartiere per quartiere, mattone per mattone, mano callosa per mano callosa. Questa vittoria da sola non è il cambiamento che cerchiamo, è solo la possibilità per noi di realizzare il cambiamento. E che non può accadere ne torniamo a com'erano le cose prima. Non può accedere senza di voi. Patriottismo da ricostruireRicostruiamo un nuovo spirito di patriottismo; di servizio e responsabilità , in cui ciascuno di noi è detereminato a lavorare duro e preoccuparsi non solo per sé ma per gli altri. Ricordiamoci che se la crisi finanziaria ci ha insegnato qualcosa è che non possiamo avere una Wall Street che sale mentre Main Street soffre: in questo Paese risorgiamo o cadiamo come nazione, come un popolo. Dobbiamo ricordare che è stato un uomo di questo Stato a portare per primo la bandiera dei Repubblicani alla Casa Bianca. Sono valori che tutti condividiamo, e mentre il Partito democratico ha conseguito una grande vittoria stasera, noi lo facciamo con una dose di umiltà e determinazione di sanare le divisioni che hanno frenato il nostro progresso. Come disse Lincoln ad una nazione ben più divisa della nostra, «non siamo nemici, ma amici: la passione può averli forzati, ma non romperà mai i nostri legami di affetto». E a quegli americani il cui supporto devo ancora guadagnarmi, dico che potrò non aver vinto il vostro voto, ma sento le vostre voci, ho bisogno del vostro aiuto e sarò anche il vostro presidente.E a tutti quelli che stasera stanno guardando da oltre le nostre coste, da chi sta nei parlamenti e nei palazzi a chi è radunato intorno alle radio negli angoli dimenticati del mondo, dico che le nostre storie sono uniche, ma il nostro destino è condiviso e una nuova alba di leadership americana è a portata di mano. A quelli che vorrebbero distruggere questo mondo, dico che vi sconfiggeremo. A quelli che cercano pace e sicurezza, dico che siamo con voi. E a tutti quelli che si sono chiesti se la fiaccola americana brucia ancora luminosa come prima, dico che stasera abbiamo dimostrato un'altra volta che la vera forza della nostra nazione non proviene dalla forza delle armi, ma dal duraturo potere dei nostri ideali: democrazia, libertà ,opportunità e instancabile speranza. Perché è questo il vero genio dell'America, che l'America può cambiare. La nostra unione può essere perfezionata. E quello che abbiamo già raggiunto ci dà speranza per quello che possiamo e dobbiamo raggiungere domani.Questa elezione ha avuto molte novità e storie che saranno raccontate per generazioni. Ma una che stasera mi torna in mente è quella di una donna che ha votato ad Atlanta: Ann Nixon Cooper ha 106 anni. È nata appena una generazione dopo la schiavitù; un periodo in cui non c'erano auto per strada o aerei nel cielo; quando gente come lei non poteva votare per due motivi: perché era una donna e per il colore della pelle.Sì, noi possiamoE stasera io penso a tutto ciò che ha visto attraverso il suo secolo in America, i dolori e le speranze; gli sforzi e i progressi; le volte che ci hanno detto che non potevamo e le persone che hanno combattuto per questo credo americano: sì, noi possiamo. In un tempo in cui le voci delle donne erano zittite e le loro speranze accantonate, ha vissuto abbastanza per vederle alzarsi e parlare e andare a votare. Sì, noi possiamo. Quando c'era disperazione nel Dust bowl e depressione nel Paese, ha visto una nazione sbaragliare la stessa paura col New Deal, con nuovi posti di lavoro e un nuovo senso dello scopo pubblico. Sì, noi possiamo. Quando le bombe sono cadute sul nostro porto e la tirannia ha minacciato il mondo, era lì a testimoniare l'ascesa di una generazione verso la grandezza, e una democrazia fu salvata. Sì, noi possiamo. Era lì per gli autobus di Montgomery, gli idranti di Birmingham, per un ponte a Selma, e per un predicatore di Atlanta che ha detto: «Noi vinceremo». Sì, noi possiamo. America, siamo arrivati fino a qui. Ma c'è ancora molto da fare. E allora stasera, chiediamo a noi stessi se i nostri figli devono vivere fino a vedere il prossimo secolo; se le mie figlie saranno così fortunate da vivere quanto Ann Dixon Cooper, quali cambiamenti vedranno? Questa è la nostra occasione per rispondere a questa chiamata. Questo è il nostro tempo, per rimettere al lavoro la nostra gente e aprire porte di opportunità per i nostri ragazzi, per ricostruire la prosperità e promuovere la causa della pace, per redimere il sogno americano, per riaffermare quella verità fondamentale, che di tanti, siamo uno. Che mentre respiriamo, speriamo. Che dove siamo accolti con cinismo, e dubbio, e chi ci dice che non possiamo, noi risponderemo con quel credo senza tempo che riassume lo spirito di un popolo: sì, noi possiamo.
Grazie, Dio vi benedica. E Dio benedica gli Usa.
(Traduzione di Marco Gorra e Martino Cervo)
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